Mentre alcune nazioni, come l’Italia, vanno in crisi sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la Svezia ha praticamente esaurito lo stoccaggio della produzione interna e la importa dall’estero.

E’ uno dei tanti controsensi che si manifestano nel confronto tra i paesi dell’Unione Europea che, in un modo o nell’altro, restano espressione delle proprie politiche interne e strategie di Governo. Quindi mentre la nostra capitale, ad esempio, affoga nella sua immondizia, e si dibatte sul cercare soluzioni, la Svezia già dagli anni ‘50 ha investito nella realizzazione di un sistema di conversione energetica.
Innanzitutto ha dato il via alla realizzazione di Termovalorizzatori, impianti a combustione che bruciando i rifiuti producono calore; nel paese ce ne sono funzionanti a regime 34. Ma non producono energia elettrica: la Svezia utilizza per coprire l’80% del fabbisogno del paese il nucleare, poi l’idroelettrico e l’eolico. Quindi in cosa convertono la combustione dei rifiuti? Semplicemente in acqua calda.
Tutto il paese è dotato di una rete di distribuzione dell’acqua calda che dai Termovalorizzatori arriva direttamente nelle abitazioni e nelle industrie. Risultato: già dagli anni ‘90 ha liberato la sua industria dalla dipendenza da carbone. E’ riuscita con una costante comunicazione e campagna informativa, a partire dagli anni’70, a coinvolgere i cittadini nella raccolta differenziata che ha convogliato in sistemi di stoccaggio sempre più moderni e funzionali.
Nei primi anni del 2000 è stato bandito e quindi superato il sistema discarica che resta il sistema più utilizzato al mondo per smaltire i due miliardi di tonnellate prodotte globalmente.
Accanto a questo processo di conversione energetica l’altra azione determinante fatta dalla Svezia è stata il sostegno e l’incentivazione all’attività di riciclo, puntando al massimo sfruttamento di ogni materiale recuperato. Ma non solo: è stata avviata una precisa politica di incentivazione del riutilizzo, dello scambio e della riparazione: nel 2015 è stato aperto in primo centro commerciale in Europa che vende solo oggetti riciclati: nel 2018 le 15 attività al suo interno hanno generato un giro di affari che ha superato il milione di euro.
Il successo di tutte queste attività combinate lo si deve comunque al popolo svedese che gradualmente negli anni ha collaborato sempre più attivamente alla raccolta differenziata, trasformandola in un’abitudine di vita.

Determinate è stata anche la strategia di coinvolgimento adottata negli anni dal Governo svedese; già dagli anni ‘80 la raccolta di bottiglie di plastica e lattine in alluminio era incentivata da premi in denaro, oppure con la conversione diretta del rifiuto in bene di servizio. Una strategia della ‘ricompensa’ chiamata Pant replicata, oggi, in numerosi paesi europei per esempio con l’installazione di apposite macchinette nelle metropolitane che emettono il biglietto a fronte dell’inserimento di un numero di bottiglie o lattine.
Insomma il risultato di oggi raggiunto dalla Svezia, vale a dire la totale eliminazione della spazzatura, lo si deve ad una visione lungimirante perseguita da più di settant’anni tanto dai governanti, quanto dai cittadini. Dall’investimento di risorse in sistemi di raccolta, stoccaggio e conversione, sempre più moderni ed efficaci e ad un processo di educazione ambientale che, negli anni, ha contribuito a far nascere nel popolo svedese una vera e propria coscienza ecologica.